Maria Rosa Barletta

Cerimonie Funebri

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Maria Rosa Barletta Cerimonie Funebri è un’agenzia genovese con 12 anni di attività. Maria Rosa Barletta, dopo aver collaborato come dipendente per quasi 40 anni con agenzie di pompe funebri genovesi, nell’anno 2006, matura il desiderio di mettersi in proprio e avvia una nuova agenzia funebre a Genova con il nome di “Onoranze Funebri Barletta”. Da subito capisce di aver fatto la scelta giusta avendo messo a frutto l’esperienza di tanti anni nel settore con la gratificazione di essere vicina, con discrezione e sensibilità, a tante famiglie in un momento di profondo dolore. Oggi come ieri ogni singolo momento del dolore per la scomparsa di un proprio caro viene seguito dal personale di Maria Rosa Barletta con umanità, delicatezza e professionalità. L’impresa di onoranze funebri affianca i familiari del defunto per sostenerli in tutte le fasi di organizzazione del funerale, per guidarli nell’istruire tutte le pratiche amministrative e per provvedere agli allestimenti per il rito funebre.

Intervista a Maria Rosa Barletta  

Anche il caro estinto, si sa, è un business. Dipende solo da come si tratta l’argomento, con quale professionalità e quali risultati, come nel caso di Maria Rosa Barletta.
Come ha cominciato?

“A vent’anni nel ‘67. Allora guadagnavo 20.000 lire al mese e ogni settimana mi regalavano un paio di calze di nylon per andare a ballare la domenica con gli amici”.

Un lavoro che non tutti accetterebbero?

“Bisogna essere un po’ psicologi; di colpo ti trovi immerso in mezzo a famiglie che non conosci, in uno dei loro momenti più tragici. Devi capire i loro desideri, le necessità, io cerco di consigliarli come posso, perché l’ultimo viaggio del loro caro sia il più dolce e decoroso possibile”.

Come sono cambiate le tradizioni?

“Una volta si tendeva ad organizzare cerimonie funebri più pompose, adesso si predilige la semplicità ed essenzialità. Una volta si usavano molti garofani, adesso la scelta delle famiglie predilige le rose bianche e gialle.

Quante cerimonie fate ogni anno?

“La media annuale è di circa duecentocinquanta cerimonie all’anno. In particolare, ricordo quella di Paolo Mantovani, presidente della Sampdoria negli anni novanta. Allora ero dipendente di un’altra impresa. La sua famiglia aveva fatto venire una band di jazzisti di New Orleans per accompagnarlo: una cerimonia indimenticabile”.

Oggi si pensa più a vivere che a morire?

“Sicuramente oggi sarebbe impossibile incontrare la famosa Campodonico, venditrice ambulante di noccioline e canestrelli che ha risparmiato tutta la vita per costruirsi il monumento a Staglieno”.

Di solito le cerimonie sono, per così dire, annunciate. E quelle imprevedibili?

“Ogni anno mi veniva a trovare un signore di una nota famiglia genovese. Avevamo raggiunto una certa confidenza e mi portava la foto di sua moglie e del loro bambino. Gli anni passavano, e nell’ultima foto il ragazzo aveva più di vent’anni; potevo dire di averlo visto crescere, pur non avendolo mai conosciuto. Purtroppo dopo poco tempo incontrai solo lei e il figlio: lui se n’era andato, a 50 anni, all’improvviso mentre era in barca con un amico a pescare. Quando ho visto il figlio e la vedova, abbracciati, li ho chiamati per nome, loro sono rimasti increduli, ma a me sembrava di averli frequentati da sempre. Oggi lei è una delle mie care amiche”.

Rimane un legame tra lei e i parenti?

“Visto che i diretti interessati non possono mai ringraziarmi, cerco di dare il massimo ai parenti e spesso nascono delle amicizie sincere: vorrei essere vicina alle persone in uno dei momenti peggiori della loro vita”.

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Ufficio:

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